Chuck Close
(nato a Monroe, Washington nel 1940)
Kate, 2014, firmato, datato Chuck Close, stampa a pigmento a colori su carta velina, n. 1 dell’edizione di 1 esemplare, pezzo unico, dimensioni del foglio 256,5 x 181,5 cm, misure dell'immagine 219,8 x 166,6 cm, con cornice sotto vetro
Provenienza:
Atelier dell’artista – ivi acquistato direttamente dall’attuale proprietario
“La cosa più letale nell’arte è seguire l’opinione prestabilita. Chiunque dipingesse negli anni Settanta veniva visto come un idiota. La pittura era morta. E la cosa più stupida fra tutte era fare ritratti. Perciò pensai, fra me e me: Fantastico! Così non avrò molta concorrenza.”
Intervista a Chuck Close, art magazine, 03/09, p. 54
Per decenni, Chuck Close si è dedicato unicamente alla ritrattistica, sebbene (o proprio perché) soffrisse di prosopagnosia, un fenomeno che impedisce agli individui che ne sono affetti di essere in grado di riconoscere i volti delle persone. Close recupera i volti dalla propria memoria e li ingrandisce al fine di potere attivare per se stesso un tipo particolare di riconoscimento delle immagini. La varietà dei suoi metodi di lavoro, delle tecniche di stampa, i collage, la pittura con le dita, offre all’artista le possibilità migliori per gestire non solo la ritrattistica di per se stessa, ma anche la rappresentazione dei segni. Con materiali o metodi diversi, Chuck Close svolge nuovi esperimenti ogni giorno, e le sue idee si sviluppano nel corso dell’esecuzione. I modelli a griglia, tramite i quali l’artista sovrappone ai ritratti su grande scala un graticcio quadrettato, permettono a Close di osservare gli effetti del colore e della materialità su un unico quadrato, senza “tornare indietro. (…) È un po’ come comporre una melodia.
Il compositore non ha bisogno di un musicista per scrivere le proprie note, sa già come il proprio pezzo suonerà.” ART MAGAZINE, 03/09, p. 56
I ritratti dei suoi amici famosi, come l’opera in questione – Kate Moss – e i numerosi autoritratti rendono Close stesso un’icona artistica. Già nei tardi anni Sessanta furono realizzati i primi ritratti e autoritratti frontali e colossali, immagini tramite cui l’artista si impresse a fuoco nella memoria dell’osservatore.
Close stesso descrive i suoi dipinti colossali come un agglomerato di tutto ciò che è stato visto o sperimentato. Chuck Close ha paragonato le modifiche del modello fino a giungere all’opera finita a un esperimento con una costante, in cui viene testato l’effetto delle variabili.
Dorotheum myART MAGAZINE (marzo 2014, intervista, p. 28):
Chuck Close, il collezionista: Si può insomma dire che Lei colleziona volti?
Chuck Close: Esattamente. Acquisto volti di tutti i periodi storici, anche se recentemente compro più volti di dipinti antichi.
22.11.2016 - 18:00
- Stima:
-
EUR 100.000,- a EUR 150.000,-
Chuck Close
(nato a Monroe, Washington nel 1940)
Kate, 2014, firmato, datato Chuck Close, stampa a pigmento a colori su carta velina, n. 1 dell’edizione di 1 esemplare, pezzo unico, dimensioni del foglio 256,5 x 181,5 cm, misure dell'immagine 219,8 x 166,6 cm, con cornice sotto vetro
Provenienza:
Atelier dell’artista – ivi acquistato direttamente dall’attuale proprietario
“La cosa più letale nell’arte è seguire l’opinione prestabilita. Chiunque dipingesse negli anni Settanta veniva visto come un idiota. La pittura era morta. E la cosa più stupida fra tutte era fare ritratti. Perciò pensai, fra me e me: Fantastico! Così non avrò molta concorrenza.”
Intervista a Chuck Close, art magazine, 03/09, p. 54
Per decenni, Chuck Close si è dedicato unicamente alla ritrattistica, sebbene (o proprio perché) soffrisse di prosopagnosia, un fenomeno che impedisce agli individui che ne sono affetti di essere in grado di riconoscere i volti delle persone. Close recupera i volti dalla propria memoria e li ingrandisce al fine di potere attivare per se stesso un tipo particolare di riconoscimento delle immagini. La varietà dei suoi metodi di lavoro, delle tecniche di stampa, i collage, la pittura con le dita, offre all’artista le possibilità migliori per gestire non solo la ritrattistica di per se stessa, ma anche la rappresentazione dei segni. Con materiali o metodi diversi, Chuck Close svolge nuovi esperimenti ogni giorno, e le sue idee si sviluppano nel corso dell’esecuzione. I modelli a griglia, tramite i quali l’artista sovrappone ai ritratti su grande scala un graticcio quadrettato, permettono a Close di osservare gli effetti del colore e della materialità su un unico quadrato, senza “tornare indietro. (…) È un po’ come comporre una melodia.
Il compositore non ha bisogno di un musicista per scrivere le proprie note, sa già come il proprio pezzo suonerà.” ART MAGAZINE, 03/09, p. 56
I ritratti dei suoi amici famosi, come l’opera in questione – Kate Moss – e i numerosi autoritratti rendono Close stesso un’icona artistica. Già nei tardi anni Sessanta furono realizzati i primi ritratti e autoritratti frontali e colossali, immagini tramite cui l’artista si impresse a fuoco nella memoria dell’osservatore.
Close stesso descrive i suoi dipinti colossali come un agglomerato di tutto ciò che è stato visto o sperimentato. Chuck Close ha paragonato le modifiche del modello fino a giungere all’opera finita a un esperimento con una costante, in cui viene testato l’effetto delle variabili.
Dorotheum myART MAGAZINE (marzo 2014, intervista, p. 28):
Chuck Close, il collezionista: Si può insomma dire che Lei colleziona volti?
Chuck Close: Esattamente. Acquisto volti di tutti i periodi storici, anche se recentemente compro più volti di dipinti antichi.
Hotline dell'acquirente
lun-ven: 10.00 - 17.00
kundendienst@dorotheum.at +43 1 515 60 200 |
Asta: | Arte contemporanea I |
Tipo d'asta: | Asta in sala |
Data: | 22.11.2016 - 18:00 |
Luogo dell'asta: | Vienna | Palais Dorotheum |
Esposizione: | 12.11. - 22.11.2016 |