(Parigi 1898– Chatenay 1964)
Bouquet de fleurs, 1930, firmato Fautrier, olio su tela, cm 73 x 60, in cornice, (PP)

Quest’opera entrerà a far parte del Catalogue raisonné di Marie-José Lefort, attualmente in preparazione.

Provenienza:
collezione Dominique Fautrier, Parigi,
collezione privata, Francia.

Questo bouquet di fiori, eseguito nel 1930 o successivamente, è uno degli ultimi quadri floreali di Fautrier. La composizione di quest’opera va aldilà del carattere figurativo dei suoi quadri giovanili. La graduale sparizione delle forme e l’uso dei materiali in questa composizione già preannunciano l’informale, che avrebbe caratterizzato la sua opera futura. Fautrier si dedica sempre più ai materiali e alla loro percezione, insistendo meno sull’esattezza formale. Le sue fasi creative comprendono un “periodo nero “(période noire) in cui il colore si staglia sullo sfondo scuro, e un “periodo grigio” (période grise) in cui i colori dell’oggetto contrastano con lo sfondo chiaro, in rilievo cromatico. I segni cicatriziali che in una sorta di “scarificazione” l’artista incide con il manico del pennello, riprendono i contorni del vaso e dei fiori, e popolano lo spazio circostante, rafforzando l’impressione della materia e del movimento. Questo dipinto è talmente ricco di dettagli e finezze che una fotografia non può essere in grado di riprodurne il carattere poetico. Per poterne cogliere la piena espressività estetica, l’osservatore deve aver visto l’opera da vicino. I colori hanno una nota sublime. Alcuni fiori emanano luce, mentre altri sembrano assorbirla. Un’aura composta da una delicata mescolanza di tonalità del grigio chiaro, con un tocco di giallo e varie sfumature del marrone, avvolge il bouquet come una nicchia dallo sfondo grigio chiaro. Disegno ondulati scalfiti nella superficie del quadro circondano i fiori lungo le linee verticali, ed assumono la forma di un fregio che funge da cornice, esaltando l’oggetto e sottolineandone la posizione centrale. Come una cornice dipinta o un sipario teatrale che si apre facendo apparire il mazzo di fiori, questa composizione è incentrata sull’oggetto presentato, che si apre all’ammirazione dell’osservatore. Il bouquet assume il posto d’onore in un vaso che funge da base per il corpo floreale che si dispiega tutt’intorno. L’intera struttura del dipinto è orchestrata in maniera tale da suggerire qualcosa che va oltre il semplice bouquet di fiori, per spingere la nostra immaginazione e per farci cogliere il quadro nella sua interezza. In questo modo ogni osservatore interagisce in modo diverso con la scena, a seconda del suo punto di vista.
Le varie sfumature di marrone, le forme circolari e i “segni cicatriziali” incisi in uno spesso strato di colore, combinano due delle principali tendenze estetiche del Novecento: l’arte occidentale e la fonte tribale d’ispirazione derivata da una rara maschera Luluwa che Fautrier aveva acquistato dal suo mercante d’arte Paul Guillaume. Come risultato, questo dipinto degli anni Trenta del Novecento si spinge oltre l’eco del suo titolo. Non somiglia ai bouquet dipinti da nessun altro artista per il suo aspetto estetico, l’uso dei materiali e l’aspetto concettuale.
Il numero delle tele documentate di Fautrier in parte basate su una fonte d’ispirazione primitiva è limitatissimo. Questo stile pittorico, carico d’influenze e di storia, appartiene ad una serie di opere molto apprezzate sia dagli appassionati d’arte moderna e contemporanea che tra i collezionisti d’arte tribale.
© Nazim Kadri, 2014, liberamente ispirato da un passaggio del libro “Fautrier Artiste, Fautrier Collectionneur”, in fase di stampa.