Maria Lassnig *
(Kappel, Carinzia, 1919–2014 Vienna)
“Innerhalb und außerhalb der Leinwand I”, 1984/85, olio su tela, 120 x 100 cm, con cornice
Registrato:
Christa Murken, Maria Lassnig. Ihr Leben und ihr malerisches Werk. Ihre kunstgeschichtliche Stellung in der Malerei des 20. Jahrhunderts (mit einem Werkverzeichnis der Gemälde bis 1987), Verlag Murken-Altrogge,1990, catalogo ragionato, n. 388
Esposto in mostra e riportato in catalogo con riproduz. a colori a pagina intera:
Maria Lassnig. Innerhalb und außerhalb der Leinwand, Reinhard Onnasch Galerie, Berlino 1987;
Maria Lassnig. Mit dem Kopf durch die Wand, Neue Bilder. Kunstmuseum Luzern, Lucerna 1989;
Neue Galerie Graz am Landesmuseum Joanneum, Graz 1989; Kunstverein Hamburg, Amburgo 1989,
Secessione, Vienna 1989
Ritter Verlag, Klagenfurt 1989, p. 45
Riprodotto (a colori) nel catalogo:
Maria Lassnig. Der Ort der Bilder, Neue Galerie Graz, Universalmuseum Joanneum/ Deichtorhallen Hamburg. Internationale Kunst und Fotografie, Verlag der Buchhandlung Walther König, 2012, fig. III.1, illustrazione della discussione tra Oswald Wiener e Silvia Eiblmayr, moderata da Peter Pakesch
Maria Lassnig, Tate Liverpool, 2016, p. 110 (riproduz. a colori a pagina intera.)
Provenienza:
Barbara Gross Galerie, Monaco di Baviera
Collezione privata, Germania
Sono stata sottovalutata tanto a lungo che ora non riesco a valutare come attualmente mi valutino.
Maria Lassnig
Sul trasformare le sensazioni corporee in una superficie
Maria Lassning
La trasformazione accade per mezzo dell’immaginazione e quest’ultima è variabile quanto il sangue che pulsa, trasporta con sé residui raggruppati visivamente, la percezione visiva delle immagini ricordate, della luce solare o della lampadina attraverso le palpebre chiuse.
L’immaginazione può venire spiegata come un’immagine nella testa che di solito richiede uno sforzo per essere percepita. Non si sa neppure precisamente se la fonte sia l’immaginazione o uno sforzo deliberato della nostra volontà. Di certo non la voglio chiamare fantasia, dato che si tratta di un processo molto concreto, piuttosto che di sensazioni che si scatenano.
Nel trasformare questa raffigurazione immaginaria, dipende dalla mia forza psicologica se basarmi ancora sull’esterno, su una realtà che mi è stata per lungo tempo familiare.
All’interno di tutta questa variabilità e delle possibilità di trasformazione, si deve semplicemente seguire l’impulso più forte, effettuando costantemente una scelta.
Ma cosa intendiamo con sensazioni corporee? E quanta vivisezione può tollerare un’arte – tanta quanto l’amore?
Non può venire esplorata in ogni dettaglio, poiché non vi sono parole, poiché sembra troppo soggettiva, poiché posso venire accusata di ragionamenti sofistici?
Di certo non dipingo o disegno il corpo come un “oggetto” (se mi è capitato di farlo in passato si trattava di eccezioni, come ad esempio nel mio realismo americano o nei dipinti drastici odierni) – io dipingo le sensazioni del corpo.
Mostrare una sensazione sopra una superficie è tanto possibile o impossibile quanto lo è il tentativo di mostrare, per esempio, un suono. Con il tatto la possibilità è maggiore, poiché può venire percepito come più localmente limitato. Può un pensiero essere mostrato e successivamente sbucciato?
È già abbastanza difficile collocare una sensazione (come ogni medico sa) – e poi l’artista si scontra con la realtà.
Si ha il desiderio di recintare e racchiudere questi luoghi, che sono dotati di una certa estensione (ho sempre chiamato questa manovra “recintare le nubi”), e che si trasformano in una forma.
Come ho detto per molto tempo, questi luoghi variano a seconda del potere di concentrazione che l’artista dirige verso un punto del corpo, questi luoghi sono qui correlati al tempo, svaniscono e riappaiono altrove, è soltanto possibile trovare la risultante fra di essi, e tale risultante è perciò, di solito, l’elemento volontario presente in questo sforzo. Tuttavia, l’elemento volontario è allo stesso tempo la libertà e la gioia dell’artista.
Collegare questi luoghi con linee (o, in modo meno diretto, con aree) produce una forma.
Ogni cosa ha una forma: una nuvola, persino una linea ha il proprio spessore, la propria lunghezza, la pressione con cui è stata tracciata, la propria morbidezza o ruvidità, in breve la propria forma, e ogni punto, macchia o chiazza di pittura, allo stesso modo, è dotata di una propria struttura. – Nello scegliere, l’artista probabilmente non dovrebbe avere la possibilità di una scelta razionale, ma LA NECESSITA’ di scegliere qualcosa.
Ci sono cose che sono prive di linguaggio, che non esistono linguisticamente. Alcune persone parlano di mistero in questi casi o, per citare Kant: ciò che è “inimmaginabile” è anche “innominabile”.
Ma questo, in realtà, non mi preoccupa in questa sede, dato che io nomino: ginocchio, guancia, fianco, ecc. e ritraggo queste cose con uno stile ora più realistico, ora più astratto. Solo il “come” diventa una scelta, e di conseguenza la mia scelta è il mistero e non la decisione di scegliere la stessa cosa di prima, ma qualcosa di diverso, sempre qualcosa di differente.
Trovare stabilità e permanenza nella variabilità è una sfida per l’arte.
Posso pertanto descrivere le possibilità di trasformazione meglio della trasformazione stessa.
La varietà delle trasformazioni – è – la trasformazione.
Maria Lassning, Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, Ritter Verlag, 1999
22.11.2017 - 18:00
- Prezzo realizzato: **
-
EUR 295.800,-
- Stima:
-
EUR 180.000,- a EUR 320.000,-
Maria Lassnig *
(Kappel, Carinzia, 1919–2014 Vienna)
“Innerhalb und außerhalb der Leinwand I”, 1984/85, olio su tela, 120 x 100 cm, con cornice
Registrato:
Christa Murken, Maria Lassnig. Ihr Leben und ihr malerisches Werk. Ihre kunstgeschichtliche Stellung in der Malerei des 20. Jahrhunderts (mit einem Werkverzeichnis der Gemälde bis 1987), Verlag Murken-Altrogge,1990, catalogo ragionato, n. 388
Esposto in mostra e riportato in catalogo con riproduz. a colori a pagina intera:
Maria Lassnig. Innerhalb und außerhalb der Leinwand, Reinhard Onnasch Galerie, Berlino 1987;
Maria Lassnig. Mit dem Kopf durch die Wand, Neue Bilder. Kunstmuseum Luzern, Lucerna 1989;
Neue Galerie Graz am Landesmuseum Joanneum, Graz 1989; Kunstverein Hamburg, Amburgo 1989,
Secessione, Vienna 1989
Ritter Verlag, Klagenfurt 1989, p. 45
Riprodotto (a colori) nel catalogo:
Maria Lassnig. Der Ort der Bilder, Neue Galerie Graz, Universalmuseum Joanneum/ Deichtorhallen Hamburg. Internationale Kunst und Fotografie, Verlag der Buchhandlung Walther König, 2012, fig. III.1, illustrazione della discussione tra Oswald Wiener e Silvia Eiblmayr, moderata da Peter Pakesch
Maria Lassnig, Tate Liverpool, 2016, p. 110 (riproduz. a colori a pagina intera.)
Provenienza:
Barbara Gross Galerie, Monaco di Baviera
Collezione privata, Germania
Sono stata sottovalutata tanto a lungo che ora non riesco a valutare come attualmente mi valutino.
Maria Lassnig
Sul trasformare le sensazioni corporee in una superficie
Maria Lassning
La trasformazione accade per mezzo dell’immaginazione e quest’ultima è variabile quanto il sangue che pulsa, trasporta con sé residui raggruppati visivamente, la percezione visiva delle immagini ricordate, della luce solare o della lampadina attraverso le palpebre chiuse.
L’immaginazione può venire spiegata come un’immagine nella testa che di solito richiede uno sforzo per essere percepita. Non si sa neppure precisamente se la fonte sia l’immaginazione o uno sforzo deliberato della nostra volontà. Di certo non la voglio chiamare fantasia, dato che si tratta di un processo molto concreto, piuttosto che di sensazioni che si scatenano.
Nel trasformare questa raffigurazione immaginaria, dipende dalla mia forza psicologica se basarmi ancora sull’esterno, su una realtà che mi è stata per lungo tempo familiare.
All’interno di tutta questa variabilità e delle possibilità di trasformazione, si deve semplicemente seguire l’impulso più forte, effettuando costantemente una scelta.
Ma cosa intendiamo con sensazioni corporee? E quanta vivisezione può tollerare un’arte – tanta quanto l’amore?
Non può venire esplorata in ogni dettaglio, poiché non vi sono parole, poiché sembra troppo soggettiva, poiché posso venire accusata di ragionamenti sofistici?
Di certo non dipingo o disegno il corpo come un “oggetto” (se mi è capitato di farlo in passato si trattava di eccezioni, come ad esempio nel mio realismo americano o nei dipinti drastici odierni) – io dipingo le sensazioni del corpo.
Mostrare una sensazione sopra una superficie è tanto possibile o impossibile quanto lo è il tentativo di mostrare, per esempio, un suono. Con il tatto la possibilità è maggiore, poiché può venire percepito come più localmente limitato. Può un pensiero essere mostrato e successivamente sbucciato?
È già abbastanza difficile collocare una sensazione (come ogni medico sa) – e poi l’artista si scontra con la realtà.
Si ha il desiderio di recintare e racchiudere questi luoghi, che sono dotati di una certa estensione (ho sempre chiamato questa manovra “recintare le nubi”), e che si trasformano in una forma.
Come ho detto per molto tempo, questi luoghi variano a seconda del potere di concentrazione che l’artista dirige verso un punto del corpo, questi luoghi sono qui correlati al tempo, svaniscono e riappaiono altrove, è soltanto possibile trovare la risultante fra di essi, e tale risultante è perciò, di solito, l’elemento volontario presente in questo sforzo. Tuttavia, l’elemento volontario è allo stesso tempo la libertà e la gioia dell’artista.
Collegare questi luoghi con linee (o, in modo meno diretto, con aree) produce una forma.
Ogni cosa ha una forma: una nuvola, persino una linea ha il proprio spessore, la propria lunghezza, la pressione con cui è stata tracciata, la propria morbidezza o ruvidità, in breve la propria forma, e ogni punto, macchia o chiazza di pittura, allo stesso modo, è dotata di una propria struttura. – Nello scegliere, l’artista probabilmente non dovrebbe avere la possibilità di una scelta razionale, ma LA NECESSITA’ di scegliere qualcosa.
Ci sono cose che sono prive di linguaggio, che non esistono linguisticamente. Alcune persone parlano di mistero in questi casi o, per citare Kant: ciò che è “inimmaginabile” è anche “innominabile”.
Ma questo, in realtà, non mi preoccupa in questa sede, dato che io nomino: ginocchio, guancia, fianco, ecc. e ritraggo queste cose con uno stile ora più realistico, ora più astratto. Solo il “come” diventa una scelta, e di conseguenza la mia scelta è il mistero e non la decisione di scegliere la stessa cosa di prima, ma qualcosa di diverso, sempre qualcosa di differente.
Trovare stabilità e permanenza nella variabilità è una sfida per l’arte.
Posso pertanto descrivere le possibilità di trasformazione meglio della trasformazione stessa.
La varietà delle trasformazioni – è – la trasformazione.
Maria Lassning, Museum moderner Kunst Stiftung Ludwig Wien, Ritter Verlag, 1999
Hotline dell'acquirente
lun-ven: 10.00 - 17.00
kundendienst@dorotheum.at +43 1 515 60 200 |
Asta: | Arte contemporanea I |
Tipo d'asta: | Asta in sala |
Data: | 22.11.2017 - 18:00 |
Luogo dell'asta: | Vienna | Palais Dorotheum |
Esposizione: | 11.11. - 21.11.2017 |
** Prezzo d’acquisto comprensivo dei diritti d’asta acquirente e IVA
Non è più possibile effettuare un ordine di acquisto su Internet. L'asta è in preparazione o è già stata eseguita.