Lotto No. 577


Stefano Orlandi – una coppia (2)


Stefano Orlandi – una coppia (2) - Dipinti antichi

(Bologna 1681–1760)
Atrio e Scalone; Terme Imperiali,
olio su tela, ciascuno cm 122,5 x 174, con cornice
una coppia (2)

Provenienza:
collezione Foresti, Milano (fino al 1930);
collezione privata europea.

Bibliografia:
C. Ricci, The Art of Scenography, in: The Art Bulletin, 1928, X, tav. 2;
C. Ricci, La scenografia italiana, Milano, 1930, tav. 80-81, tavole LXIII–LXIV;
M. Viale Ferrero, La scenografia del ‘700 e i fratelli Galliari, Torino, 1963, pag. 12;
E. Landi, Stefano Orlandi (1681–1760), tesi di laurea, Università degli Studi di Bologna, 1979/1980, pp. 54–58;
E. Landi, Per l’attività prospettica di Stefano Orlandi. Dipinti inediti e nuove aggiunte alle Terme Imperiali di Brera, in: Accademia Clementina. Atti e Memorie, 1991a, 28–29, pag. 126,tavole 60–61;
E. Landi, Stefano Orlandi (1681–1760). Terme Imperiali, in: Pinacoteca di Brera. Scuola emiliana, Milano 1991b, pag. 232;
E. Landi, Stefano Orlandi. Terme Imperiali, in: D. Lenz/J. Bentini (a cura di), I Bibiena una famiglia europea, catalogo della mostra, Venezia 2000, pag. 424, n. 134;
E. Landi, Stefano Orlandi, in: Dizionario Biografico degli Italiani, Roma (in stampa)

Ringraziamo Elisabetta Landi per aver confermato l'autografia.

La ricomparsa sul mercato dei due quadri in oggetto, pubblicati nel 1991 come “opere perdute”, segna un evento nella storia dell’arte per il contributo alla conoscenza della pittura prospettica bolognese del XVIII secolo. Fu infatti a partire da Terme Imperiali, uno dei quadri di questa coppia di architetture, che Corrado Ricci avviò, nel 1928, la ricostruzione del catalogo dell’Orlandi. Fu sulla base di questa attribuzione che lo studioso accorpò per via di confronti un primo nucleo di quattro opere riferite al pittore: le Terme Imperiali e Atrio e Scalone qui in esame, a Milano presso la collezione Foresti, Aula Regale, a Venezia nella raccolta della contessa Gemma Martini Donati e le Terme Imperiali della Pinacoteca di Brera a Milano. Oltre all’omogeneità stilistica tra questi olii su tela, ispirati al motivo termale e alla presenza dell’acqua, ad eccezione della veduta Martini Donati, convinse della loro paternità artistica il confronto con gli affreschi documentati con certezza all'Orlandi (vedi Landi 1991 b, pp. 230-232). Nel 1991 Elisabetta Landi è riuscita ad attribuire quattro altri dipinti all' Orlandi.

I dipinti di Orlandi furono influenzati dalle “fantasie classicheggianti di Giuseppe Bibiena”, tuttavia, rispetto all’attività su tela attribuita ai Bibiena, le opere dell’Orlandi mostrano una qualità stilistica molto superiore, sia per la pastosità dell’ornato e lo sfumare dei cromatismi, sia per la verificabilità planimetrica delle invenzioni scenografiche dell’artista. Il virtuosismo tecnico e la maestria del pittore nel trattamento di una prospettiva “soda” dimostrano come l'Orlandi sappia trasfigurare le antichità romane secondo un’interpretazione più geometrica che archeologica, anche grazie ai contatti con Filippo Juvarra. E’ una produzione di qualità assai elevata. Per la morbidezza del ductus, per la ricchezza e la tonalità colta dei particolari, e per il digradare dei fondali prospettici misurabili dal punto di vista dell’architettura, le due opere in oggetto si qualificano dunque come opere centrali nel catalogo dell’artista, che anche in questo caso ricorre, in entrambe le composizioni, alla scelta prospettica della quinta emergente a margine. Non si esclude che nei personaggi e nelle sculture che animano le due vedute sia da riconoscere la mano di Giuseppe Gambarini, impegnato al fianco di Stefano Orlandi, a Roma, nella decorazione della chiesa dei SS.Giovanni e Petronio.

Ringraziamo Elisabetta Landi per averci aiutato a catalogare il lotto in esame.

15.10.2013 - 18:00

Prezzo realizzato: **
EUR 195.500,-
Stima:
EUR 80.000,- a EUR 120.000,-

Stefano Orlandi – una coppia (2)


(Bologna 1681–1760)
Atrio e Scalone; Terme Imperiali,
olio su tela, ciascuno cm 122,5 x 174, con cornice
una coppia (2)

Provenienza:
collezione Foresti, Milano (fino al 1930);
collezione privata europea.

Bibliografia:
C. Ricci, The Art of Scenography, in: The Art Bulletin, 1928, X, tav. 2;
C. Ricci, La scenografia italiana, Milano, 1930, tav. 80-81, tavole LXIII–LXIV;
M. Viale Ferrero, La scenografia del ‘700 e i fratelli Galliari, Torino, 1963, pag. 12;
E. Landi, Stefano Orlandi (1681–1760), tesi di laurea, Università degli Studi di Bologna, 1979/1980, pp. 54–58;
E. Landi, Per l’attività prospettica di Stefano Orlandi. Dipinti inediti e nuove aggiunte alle Terme Imperiali di Brera, in: Accademia Clementina. Atti e Memorie, 1991a, 28–29, pag. 126,tavole 60–61;
E. Landi, Stefano Orlandi (1681–1760). Terme Imperiali, in: Pinacoteca di Brera. Scuola emiliana, Milano 1991b, pag. 232;
E. Landi, Stefano Orlandi. Terme Imperiali, in: D. Lenz/J. Bentini (a cura di), I Bibiena una famiglia europea, catalogo della mostra, Venezia 2000, pag. 424, n. 134;
E. Landi, Stefano Orlandi, in: Dizionario Biografico degli Italiani, Roma (in stampa)

Ringraziamo Elisabetta Landi per aver confermato l'autografia.

La ricomparsa sul mercato dei due quadri in oggetto, pubblicati nel 1991 come “opere perdute”, segna un evento nella storia dell’arte per il contributo alla conoscenza della pittura prospettica bolognese del XVIII secolo. Fu infatti a partire da Terme Imperiali, uno dei quadri di questa coppia di architetture, che Corrado Ricci avviò, nel 1928, la ricostruzione del catalogo dell’Orlandi. Fu sulla base di questa attribuzione che lo studioso accorpò per via di confronti un primo nucleo di quattro opere riferite al pittore: le Terme Imperiali e Atrio e Scalone qui in esame, a Milano presso la collezione Foresti, Aula Regale, a Venezia nella raccolta della contessa Gemma Martini Donati e le Terme Imperiali della Pinacoteca di Brera a Milano. Oltre all’omogeneità stilistica tra questi olii su tela, ispirati al motivo termale e alla presenza dell’acqua, ad eccezione della veduta Martini Donati, convinse della loro paternità artistica il confronto con gli affreschi documentati con certezza all'Orlandi (vedi Landi 1991 b, pp. 230-232). Nel 1991 Elisabetta Landi è riuscita ad attribuire quattro altri dipinti all' Orlandi.

I dipinti di Orlandi furono influenzati dalle “fantasie classicheggianti di Giuseppe Bibiena”, tuttavia, rispetto all’attività su tela attribuita ai Bibiena, le opere dell’Orlandi mostrano una qualità stilistica molto superiore, sia per la pastosità dell’ornato e lo sfumare dei cromatismi, sia per la verificabilità planimetrica delle invenzioni scenografiche dell’artista. Il virtuosismo tecnico e la maestria del pittore nel trattamento di una prospettiva “soda” dimostrano come l'Orlandi sappia trasfigurare le antichità romane secondo un’interpretazione più geometrica che archeologica, anche grazie ai contatti con Filippo Juvarra. E’ una produzione di qualità assai elevata. Per la morbidezza del ductus, per la ricchezza e la tonalità colta dei particolari, e per il digradare dei fondali prospettici misurabili dal punto di vista dell’architettura, le due opere in oggetto si qualificano dunque come opere centrali nel catalogo dell’artista, che anche in questo caso ricorre, in entrambe le composizioni, alla scelta prospettica della quinta emergente a margine. Non si esclude che nei personaggi e nelle sculture che animano le due vedute sia da riconoscere la mano di Giuseppe Gambarini, impegnato al fianco di Stefano Orlandi, a Roma, nella decorazione della chiesa dei SS.Giovanni e Petronio.

Ringraziamo Elisabetta Landi per averci aiutato a catalogare il lotto in esame.


Hotline dell'acquirente lun-ven: 10.00 - 17.00
old.masters@dorotheum.at

+43 1 515 60 403
Asta: Dipinti antichi
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 15.10.2013 - 18:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 05.10. - 15.10.2013


** Prezzo d’acquisto comprensivo dei diritti d’asta acquirente e IVA

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