Lotto No. 548


Annibale Carracci


Annibale Carracci - Dipinti antichi

(Bologna 1560– 1609 Roma)
Madonna orante,
olio su tela, cm 62,3 x 41,5, con cornice

Sul retro figura un sigillo di ceralacca rossa: […] ICORDIE.S.MA […]

Provenienza:
Bologna, Palazzo Gnudi Scagliarini (metà dell'Ottocento);
collezione privata europea.

Siamo grati al professor Daniele Benati per aver confermato l'attribuzione del dipinto in esame dopo aver esaminato l'originale. Ringraziamo inoltre Nicholas Turner per aver confermato l'attribuzione indipendentemente da Daniele Benati, anch'egli dopo aver esaminato l'originale.

Sia Benati che Turner datano questo dipinto, finora sconosciuto, agli anni 1584/85, quando Annibale trovò uno stile pittorico più leggiadro, che rispecchiava la sua ammirazione per il Correggio e prese il posto della sua maniera più disinvolta e ruvida delle prime opere (vedi la Crocifissione con i santi, Bologna, Santa Maria della Carità, datata 1583; La macelleria, Oxford, Christ Church Museum of Art). Nella composizione in esame ciò si rivela nella pennellata raffinata, elegante, e nelle velature cangianti. In ogni caso si nota anche il bianco pastoso applicato sul velo, lungo i bordi delle pagine del libro e sul profilo della cimasa in primo piano. La pennellata immediata di Annibale, che in ultima analisi risale al Tiziano, e la grande varietà di materiali descritti rimandano a quanto pare alle sue opere del periodo intorno al 1585 ad esempio il Battesimo di Cristo a S. Gregorio, Bologna, datato 1585 (Posner, cat. n. 21), e all'Annunciazione di recente battuta all'asta (Christie’s, New York, 30 gennaio 2013, lotto 31), in cui trova espressione un'analoga “umiltà della Madonna con il capo chino”.

La Vergine del dipinto trova raffronto nelle figure della decorazione ad affresco in una sala di Palazzo Fava con la storia di Giasone, grande impresa collettiva dei tre cugini Carracci nel 1584: si osservi ad esempio il fanciullo con il vaso sullo sfondo della scena della sepoltura di Giasone, ritratto a partire dallo stesso angolo visuale, oppure Orfeo nell'incontro fra Giasone e Cizico. Altre opere che ben si prestano a un raffronto sono gli angeli nel Battesimo di Cristo dipinti da Annibale fra il 1583 ed il 1585 per l'altare dei Canobi nella chesa dei Santi Gregorio e Siro, ma anche l'Allegoria nella collezione di Hampton Court. A quell'epoca Annibale si avvicinava maggiormente a suo cugino Ludovico, che guidava i lavori a Palazzo Fava . Secondo Benati ciò non deve però dar adito a confusione nell'attribuzione del dipinto in esame, poiché nel frattempo le peculiarità stilistiche dei tre Carracci si erano definite ormai con chiarezza. Inoltre l'opera in oggetto ricorda un'iconografia che Annibale aveva già utilizzato in un'altra Madonna della collezione Martello a Firenze (vedi D. Benati, in: The Martello Collection, Further Paintings, Drawings and Miniatures 13th–18th Century, a cura di M. Boskovits, Firenze 1992, n. 42, pag. 116; D. Benati, Un San Sebastiano di Annibale Carracci da Modena a Dresda, in: Nuovi Studi, 1, 1996, pag. 112, nota 26, tav. 205). Com'era senz'altro consuetudine fra gli artisti nel Seicento, Annibale riprendeva un'iconografia utilizzandola così com'era nella sua struttura, mentre elaborava fortemente l'assetto a livello stilistico. Nella contemporanea Serie del Ragazzo che beve pare come se Annibale avesse considerato ogni singolo dipinto come un oggetto personale di studio, che doveva servire ad una costante evoluzione del suo stile. La Madonna della collezione Martello, di altezza simile ma più larga, è eseguita con minor finezza, paragonabile alla Crocifissione con i santi (1583) che oggi si trova nella Chiesa della Carità. Al confronto il dipinto in esame eccelle per l'accurata definizione della forma e per una rinnovata espressione di leggiadra solennità che rimanda a Correggio.

La Vergine dalle fattezze giovanili giunge le mani su un libro aperto in un gesto di preghiera. Il libro poggia sul leggio di un inginocchiatoio il cui ripiano obliquo ricorda la carracciana Santa Caterina nella Galleria Doria-Pamphilj a Roma. La devozione della Vergine e la sua bellezza fisica sono lo specchio della purezza interiore che si manifesta all'esterno nelle sopracciglia dall'arco perfetto, dalle palpebre arrotondate, che celano il suo sguardo di fronte all'osservatore, mentre legge le preghiere, il naso delicato, sottile, la bocca dalla forma perfetta e le labbra rosate; le finissime fattezze della Vergine ci ricordano le fisionomie idealizzate delle prime Madonne ”leonardesche” di Correggio, rivisitate sotto l'influenza del cugino di Annibale, Ludovico, e di Federico Barocci. Nulla pare disturbare la devozione assorta della Vergine, per cui appare inverosimile che il dipinto in esame, come si supponeva, avesse in origine un pendant con un angelo dell'annunciazione. La Vergine orante era probabilmente una composizione a sé stante destinata ad un committente privato come quadro di devozione personale.

Il dipinto in esame è un'importantissima integrazione dell'opera giovanile di Annibale Carracci.

15.10.2013 - 18:00

Prezzo realizzato: **
EUR 389.300,-
Stima:
EUR 300.000,- a EUR 400.000,-

Annibale Carracci


(Bologna 1560– 1609 Roma)
Madonna orante,
olio su tela, cm 62,3 x 41,5, con cornice

Sul retro figura un sigillo di ceralacca rossa: […] ICORDIE.S.MA […]

Provenienza:
Bologna, Palazzo Gnudi Scagliarini (metà dell'Ottocento);
collezione privata europea.

Siamo grati al professor Daniele Benati per aver confermato l'attribuzione del dipinto in esame dopo aver esaminato l'originale. Ringraziamo inoltre Nicholas Turner per aver confermato l'attribuzione indipendentemente da Daniele Benati, anch'egli dopo aver esaminato l'originale.

Sia Benati che Turner datano questo dipinto, finora sconosciuto, agli anni 1584/85, quando Annibale trovò uno stile pittorico più leggiadro, che rispecchiava la sua ammirazione per il Correggio e prese il posto della sua maniera più disinvolta e ruvida delle prime opere (vedi la Crocifissione con i santi, Bologna, Santa Maria della Carità, datata 1583; La macelleria, Oxford, Christ Church Museum of Art). Nella composizione in esame ciò si rivela nella pennellata raffinata, elegante, e nelle velature cangianti. In ogni caso si nota anche il bianco pastoso applicato sul velo, lungo i bordi delle pagine del libro e sul profilo della cimasa in primo piano. La pennellata immediata di Annibale, che in ultima analisi risale al Tiziano, e la grande varietà di materiali descritti rimandano a quanto pare alle sue opere del periodo intorno al 1585 ad esempio il Battesimo di Cristo a S. Gregorio, Bologna, datato 1585 (Posner, cat. n. 21), e all'Annunciazione di recente battuta all'asta (Christie’s, New York, 30 gennaio 2013, lotto 31), in cui trova espressione un'analoga “umiltà della Madonna con il capo chino”.

La Vergine del dipinto trova raffronto nelle figure della decorazione ad affresco in una sala di Palazzo Fava con la storia di Giasone, grande impresa collettiva dei tre cugini Carracci nel 1584: si osservi ad esempio il fanciullo con il vaso sullo sfondo della scena della sepoltura di Giasone, ritratto a partire dallo stesso angolo visuale, oppure Orfeo nell'incontro fra Giasone e Cizico. Altre opere che ben si prestano a un raffronto sono gli angeli nel Battesimo di Cristo dipinti da Annibale fra il 1583 ed il 1585 per l'altare dei Canobi nella chesa dei Santi Gregorio e Siro, ma anche l'Allegoria nella collezione di Hampton Court. A quell'epoca Annibale si avvicinava maggiormente a suo cugino Ludovico, che guidava i lavori a Palazzo Fava . Secondo Benati ciò non deve però dar adito a confusione nell'attribuzione del dipinto in esame, poiché nel frattempo le peculiarità stilistiche dei tre Carracci si erano definite ormai con chiarezza. Inoltre l'opera in oggetto ricorda un'iconografia che Annibale aveva già utilizzato in un'altra Madonna della collezione Martello a Firenze (vedi D. Benati, in: The Martello Collection, Further Paintings, Drawings and Miniatures 13th–18th Century, a cura di M. Boskovits, Firenze 1992, n. 42, pag. 116; D. Benati, Un San Sebastiano di Annibale Carracci da Modena a Dresda, in: Nuovi Studi, 1, 1996, pag. 112, nota 26, tav. 205). Com'era senz'altro consuetudine fra gli artisti nel Seicento, Annibale riprendeva un'iconografia utilizzandola così com'era nella sua struttura, mentre elaborava fortemente l'assetto a livello stilistico. Nella contemporanea Serie del Ragazzo che beve pare come se Annibale avesse considerato ogni singolo dipinto come un oggetto personale di studio, che doveva servire ad una costante evoluzione del suo stile. La Madonna della collezione Martello, di altezza simile ma più larga, è eseguita con minor finezza, paragonabile alla Crocifissione con i santi (1583) che oggi si trova nella Chiesa della Carità. Al confronto il dipinto in esame eccelle per l'accurata definizione della forma e per una rinnovata espressione di leggiadra solennità che rimanda a Correggio.

La Vergine dalle fattezze giovanili giunge le mani su un libro aperto in un gesto di preghiera. Il libro poggia sul leggio di un inginocchiatoio il cui ripiano obliquo ricorda la carracciana Santa Caterina nella Galleria Doria-Pamphilj a Roma. La devozione della Vergine e la sua bellezza fisica sono lo specchio della purezza interiore che si manifesta all'esterno nelle sopracciglia dall'arco perfetto, dalle palpebre arrotondate, che celano il suo sguardo di fronte all'osservatore, mentre legge le preghiere, il naso delicato, sottile, la bocca dalla forma perfetta e le labbra rosate; le finissime fattezze della Vergine ci ricordano le fisionomie idealizzate delle prime Madonne ”leonardesche” di Correggio, rivisitate sotto l'influenza del cugino di Annibale, Ludovico, e di Federico Barocci. Nulla pare disturbare la devozione assorta della Vergine, per cui appare inverosimile che il dipinto in esame, come si supponeva, avesse in origine un pendant con un angelo dell'annunciazione. La Vergine orante era probabilmente una composizione a sé stante destinata ad un committente privato come quadro di devozione personale.

Il dipinto in esame è un'importantissima integrazione dell'opera giovanile di Annibale Carracci.


Hotline dell'acquirente lun-ven: 10.00 - 17.00
old.masters@dorotheum.at

+43 1 515 60 403
Asta: Dipinti antichi
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 15.10.2013 - 18:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 05.10. - 15.10.2013


** Prezzo d’acquisto comprensivo dei diritti d’asta acquirente e IVA

Non è più possibile effettuare un ordine di acquisto su Internet. L'asta è in preparazione o è già stata eseguita.