Lotto No. 546


Felice Boselli


Felice Boselli - Dipinti antichi

(Piacenza 1650–1732 Parma)
Natura morta con pesci di fiume, rami, un cesto di vimini, foglie di vite e un gatto che addenta una preda,
olio su tela, cm 93 x 148, con cornice

Bibliografia:
L. Ravelli, Bartolomeo Arbotoni piacentino, maestro di Evaristo Baschenis. Ipotesi sulla formazione del pittore bergamasco, in “Atti dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti”, Bergamo, XLVII, 1986/87, pag. 12, tavola 17 (come Arbotoni);
D. Biagi Maino, La natura morta nell’Emilia occidentale, in La natura morta in Italia, vol. I, Milano, 1989, pp. 394, 402, tav. 474 (come Boselli);
G. Godi/C. Mingardi, a cura di, Le collezioni della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, catalogo della mostra (Mamiano di Traversetolo), Parma 1994 (come Boselli);
F. Arisi, Natura morta tra Milano e Parma in età barocca. Felice Boselli, rettifiche e aggiunte, Piacenza 1995 (come Boselli); A. Crispo, Felice Boselli, in La natura morta in Emilia e in Romagna, Genf - Milano 2000, pag. 174 (come Boselli);
L. Ravelli, Bartolomeo Arbotoni. Piacenza 1594 – 1676, s. l., 2000, pag. 60, tavola 40 (come Arbotoni);
N. Longari, a cura di, Spunti per conversare, dicembre, Milano 2000, pp. 64 – 67, n. 14 (come Arbotoni).
Reso noto dal Ravelli con erronea assegnazione a Bartolomeo Arbotoni (Piacenza 1594 – 1676), fu recuperato da Biagi Maino nella sua pubblicazione del 1989 (vedi bibliografia) come opera di Felice Boselli. L'attribuzione al Boselli fu poi confermata in seguito da Godi e Mingardi (1994), Arisi (1995) e Crispo (2000). L'attribuzione definitiva di quest'opera al catalogo del più celebre - giustamente - tra i due pittori piacentini risulta dalla sostenuta qualità che informa l’opera, tale da non convenire alla maniera diversamente facile e ancora legata a stilemi tardomanieristi nonché al linguaggio disinvolto e talvolta arruffato del più anziano pittore. Biagi Maino ricostruisce il catalogo dell’Arbotoni secondo criteri severamente restrittivi in ragione delle scarne conoscenze che si hanno della sua attività, sulla quale molto informano le fonti archivistiche (Crispo 2000, p. 149) che trovano però riscontro in due sole tele firmate, le note dispense con cacciagione e frutti e vasellame della Galleria Nazionale di Parma (Biagi Maino 1989, p. 396). Boselli fu forse allievo di Arbotoni, il quale tenne aperta sino alla sua morte una fiorente bottega a Piacenza. L'opera di Boselli si distingue da quella del conterraneo per la maggiore attenzione alla scansione dei piani in questi suoi ombrosi interni, spettacolari indiscrezioni dalle cucine di palazzo, per la scelta degli oggetti in posa, selezionati secondo l’appartenenza al medesimo regno, dell’aria, dell’acqua, della terra, e restituiti nella loro realtà naturale mediante un lessico raffinato e attento alle più sottili vibrazioni del colore, alle increspature della forma: si veda nell’opera in questione come la luce batta sulle squame degli animali esposti offrendo nel gioco perlato dei lumetti, dei tocchi di bianco la concretezza del dato di natura. Un secondo aspetto da sottolineare che distingue lo stile del Boselli dalla maniera dell’Arbotoni è l'attenzione del primo agli equilibri prospettici concessagli dal Crispo (2000, p. 162). Inoltre la sua expertise nella descrizione delle forme, secondo un intendimento che si preoccupa più dell’effetto d’insieme che non del mero accumulo di singoli oggetti decorativi. Si vedano a tal riguardo, oltre alle tele già citate, le due nature morte pubblicate da Biagi Maino alla p. 397 (1989), la coppia della Pinacoteca Stuard restituitagli dal Ravelli (1986-87, p. 45) e quella della Galleria Alberoni di Parma riconosciuta al più anziano pittore da Cirillo e Godi (1987, in Crispo 2000, p. 163).

Secondo Biagi Maino gli aspetti precipui della resa compositiva e la finezza esecutiva di questo dipinto non concedono di accogliere l’assegnazione proposta dal Ravelli all'Arbotoni (1989, p. 394), anche sulla base del risalto offerto, quale prova di bravura, del coltello appoggiato di sbieco al primo gradone e della forchetta nel piano superiore, entrambi con ombra riportata, gioco prospettico piacevolissimo. Si tratta di particolari raffinati che assai meglio si addicono ad un artista di piena età barocca, al prezioso dipintore della Trancia di tonno, carpe, ostriche e rombo, firmato (Arisi 1973 in Biagi Maino 1989, p. 399), al quale andranno restituiti anche la bellissima tela della collezione Molinari Pradelli con Secchio di rame, un tacchino spennato e quarto di capretto, e il dipinto per traverso con un Interno di cucina con vasellame, un tavolo, un ripiano, due tacchini vivi, e altre cibarie e un cane del quale l’opera testé citata replica un particolare: entrambe le tele sono state inopinatamente assegnate dalla critica recente al mediocre Arbotoni (Arisi in La pittura in Emilia e Romagna. Il Seicento, II, Milano 1993, pag. 194; Cirillo 1994, pag. 49-50; Ravelli 2000, pag. 45; Crispo 2000, pag. 164, tav. 162), il cui catalogo dovrà essere rivisto per ragioni di coerenza.

15.10.2013 - 18:00

Prezzo realizzato: **
EUR 18.600,-
Stima:
EUR 25.000,- a EUR 35.000,-

Felice Boselli


(Piacenza 1650–1732 Parma)
Natura morta con pesci di fiume, rami, un cesto di vimini, foglie di vite e un gatto che addenta una preda,
olio su tela, cm 93 x 148, con cornice

Bibliografia:
L. Ravelli, Bartolomeo Arbotoni piacentino, maestro di Evaristo Baschenis. Ipotesi sulla formazione del pittore bergamasco, in “Atti dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti”, Bergamo, XLVII, 1986/87, pag. 12, tavola 17 (come Arbotoni);
D. Biagi Maino, La natura morta nell’Emilia occidentale, in La natura morta in Italia, vol. I, Milano, 1989, pp. 394, 402, tav. 474 (come Boselli);
G. Godi/C. Mingardi, a cura di, Le collezioni della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, catalogo della mostra (Mamiano di Traversetolo), Parma 1994 (come Boselli);
F. Arisi, Natura morta tra Milano e Parma in età barocca. Felice Boselli, rettifiche e aggiunte, Piacenza 1995 (come Boselli); A. Crispo, Felice Boselli, in La natura morta in Emilia e in Romagna, Genf - Milano 2000, pag. 174 (come Boselli);
L. Ravelli, Bartolomeo Arbotoni. Piacenza 1594 – 1676, s. l., 2000, pag. 60, tavola 40 (come Arbotoni);
N. Longari, a cura di, Spunti per conversare, dicembre, Milano 2000, pp. 64 – 67, n. 14 (come Arbotoni).
Reso noto dal Ravelli con erronea assegnazione a Bartolomeo Arbotoni (Piacenza 1594 – 1676), fu recuperato da Biagi Maino nella sua pubblicazione del 1989 (vedi bibliografia) come opera di Felice Boselli. L'attribuzione al Boselli fu poi confermata in seguito da Godi e Mingardi (1994), Arisi (1995) e Crispo (2000). L'attribuzione definitiva di quest'opera al catalogo del più celebre - giustamente - tra i due pittori piacentini risulta dalla sostenuta qualità che informa l’opera, tale da non convenire alla maniera diversamente facile e ancora legata a stilemi tardomanieristi nonché al linguaggio disinvolto e talvolta arruffato del più anziano pittore. Biagi Maino ricostruisce il catalogo dell’Arbotoni secondo criteri severamente restrittivi in ragione delle scarne conoscenze che si hanno della sua attività, sulla quale molto informano le fonti archivistiche (Crispo 2000, p. 149) che trovano però riscontro in due sole tele firmate, le note dispense con cacciagione e frutti e vasellame della Galleria Nazionale di Parma (Biagi Maino 1989, p. 396). Boselli fu forse allievo di Arbotoni, il quale tenne aperta sino alla sua morte una fiorente bottega a Piacenza. L'opera di Boselli si distingue da quella del conterraneo per la maggiore attenzione alla scansione dei piani in questi suoi ombrosi interni, spettacolari indiscrezioni dalle cucine di palazzo, per la scelta degli oggetti in posa, selezionati secondo l’appartenenza al medesimo regno, dell’aria, dell’acqua, della terra, e restituiti nella loro realtà naturale mediante un lessico raffinato e attento alle più sottili vibrazioni del colore, alle increspature della forma: si veda nell’opera in questione come la luce batta sulle squame degli animali esposti offrendo nel gioco perlato dei lumetti, dei tocchi di bianco la concretezza del dato di natura. Un secondo aspetto da sottolineare che distingue lo stile del Boselli dalla maniera dell’Arbotoni è l'attenzione del primo agli equilibri prospettici concessagli dal Crispo (2000, p. 162). Inoltre la sua expertise nella descrizione delle forme, secondo un intendimento che si preoccupa più dell’effetto d’insieme che non del mero accumulo di singoli oggetti decorativi. Si vedano a tal riguardo, oltre alle tele già citate, le due nature morte pubblicate da Biagi Maino alla p. 397 (1989), la coppia della Pinacoteca Stuard restituitagli dal Ravelli (1986-87, p. 45) e quella della Galleria Alberoni di Parma riconosciuta al più anziano pittore da Cirillo e Godi (1987, in Crispo 2000, p. 163).

Secondo Biagi Maino gli aspetti precipui della resa compositiva e la finezza esecutiva di questo dipinto non concedono di accogliere l’assegnazione proposta dal Ravelli all'Arbotoni (1989, p. 394), anche sulla base del risalto offerto, quale prova di bravura, del coltello appoggiato di sbieco al primo gradone e della forchetta nel piano superiore, entrambi con ombra riportata, gioco prospettico piacevolissimo. Si tratta di particolari raffinati che assai meglio si addicono ad un artista di piena età barocca, al prezioso dipintore della Trancia di tonno, carpe, ostriche e rombo, firmato (Arisi 1973 in Biagi Maino 1989, p. 399), al quale andranno restituiti anche la bellissima tela della collezione Molinari Pradelli con Secchio di rame, un tacchino spennato e quarto di capretto, e il dipinto per traverso con un Interno di cucina con vasellame, un tavolo, un ripiano, due tacchini vivi, e altre cibarie e un cane del quale l’opera testé citata replica un particolare: entrambe le tele sono state inopinatamente assegnate dalla critica recente al mediocre Arbotoni (Arisi in La pittura in Emilia e Romagna. Il Seicento, II, Milano 1993, pag. 194; Cirillo 1994, pag. 49-50; Ravelli 2000, pag. 45; Crispo 2000, pag. 164, tav. 162), il cui catalogo dovrà essere rivisto per ragioni di coerenza.


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old.masters@dorotheum.at

+43 1 515 60 403
Asta: Dipinti antichi
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 15.10.2013 - 18:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 05.10. - 15.10.2013


** Prezzo d’acquisto comprensivo dei diritti d’asta acquirente e IVA

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