(Venezia 1907–1990)
Elementi campestri, 1952, firmato e datato 52, olio su tela, 75 x 130 cm, con cornice

L’opera è registrata presso l’Archivio Santomaso, Galleria Blu, Milano, ed è accompagnata da una lettera di registrazione

Provenienza:
Galleria L’Argentario, Trento (timbro sul verso)
Galleria d’Arte Moderna Il Traghetto, Venezia (etichetta e timbro sul verso)
Collezione privata europea

Esposizioni:
Modena, Santomaso alla Saletta, Saletta degli Amici dell’Arte, 1955, catalogo della mostra con riproduz.
Feltre, Personale di Santomaso, Piccola Galleria d’Arte Al Sole, 1955, catalogo della mostra, con riproduz. in copertina

Bibliografia:
Santomaso Catalogue raisonné 1931–1974, Alfieri, Venezia 1975, n. 198 con riproduz.
N. Stringa (a cura di), Santomaso. Catalogo ragionato, Allemandi 2017, p. 62, p. 256 con riproduz.

Nell’arte di Santomaso si intrecciano, nei primi anni Cinquanta, molte sollecitazioni venute a maturazione anche rispetto al panorama europeo: tra le principali sta l’apprezzamento per l’opera di Hans Hartung e di Fritz Winter. Il primo, conosciuto per la prima volta nella collezione di Peggy Guggenheim, dunque già attorno al 1946, è artista quasi sconosciuto in Italia, viene apprezzato esclusivamente tramite le riviste specializzate. Di Hartung Santomaso apprezza l’elegante potenza del gesto ben pausato, la calibrata calligrafia del segno; del secondo mostra di approvare il senso compositivo, la valorizzata spaziatura, l’impaginato ricco di sorprese, o gestuali o spaziali. Dopo una passeggera “infatuazione” per Léger […] è la ulteriore riflessione su Kandinskij, resa possibile dalla retrospettiva organizzata dalla Biennale del 1950 e la parallela valutazione dell’informale segnico di Hartung.
N. Stringa, L’esperienza astratta, in “Giuseppe Santomaso e l’opzione astratta”, Venezia 2008, pp. 84-85